Vermentino Colli di Luni DOC
Dalla storia al calice
La DOC Colli di Luni, attiva dal 1989, interessa alcuni comuni in provincia della Spezia e tre in quella di Massa Carrara, ma l'area di maggiore interesse è piuttosto circoscritta tanto che questa produzione può, a buona ragione, rappresentare il territorio di Luni e dintorni. Un paesaggio che cammina a braccetto con la storia.
La zona di produzione, sicuramente meno impervia rispetto ai territori di origine di altre DOC della Liguria, è sempre stata vocata alle coltivazioni. Qui i filari si alternano con gli uliveti e dalle colline i torrenti scorrono con il loro prezioso carico d’acqua.
Se in epoca romana, con la fondazione di Lunae nel 177 a.C. inizia lo sviluppo urbanistico e demografico, molte tracce storiche dimostrano che i primi insediamenti sono molto più antichi e che anche la vite potesse già essere conosciuta grazie ai primi navigatori greci, o addirittura fenici. E’ doveroso, però, sottolineare che non fu il vino a rendere questa terra un punto nevralgico nell’antichità, ma le sue cave di quel marmo lunense, oggi noto come marmo di Carrara, che da Portus Lunae raggiunse Roma e tutto il suo impero.
Presso il museo di Luni sono molti oggetti che attestano il commercio di vini. Diversi personaggi ne danno testimonianza. Nel corso del I secolo a.C., lo storico Diodoro Siculo afferma: “In Liguria né olivo né vite, ma foreste, terra inaccessibile a Cerere e Bacco”. Poco dopo, Strabone, geografo greco piuttosto attendibile, scrive: "Il poco vino che i Liguri producono è resinoso e aspro". Per arrivare alla cronache di Plinio il Vecchio: "I vini lunensi detengono la palma dell'Etruria”.
I filari del Vermentino si srotolano per ettari ed ettari intorno all'anfiteatro e all’area archeologica che custodisce le Domus, i mosaici, il cardo maximo, il foro, i templi e il teatro. Le vigne risalgono le colline dove nell’alto Medioevo si sono sviluppati i borghi, oggi custodi di arti e tradizioni sviluppate dai potenti Vescovi di Luni, signori feudali in perenne contrapposizione con le altre Signorie.
Con passare dei secoli Luni ha perso la centralità storica, eppure anche grazie al Vermentino e alla sua DOC, il brand va rafforzandosi.
Il contributo della DOC, quindi, non è affatto secondario. All'epoca della sua istituzione i produttori erano pochissimi; poi il settore ha iniziato un felice sviluppo tuttora in evoluzione. I nomi importanti attualmente sono numerosi e di fatto rappresentano un po' tutte le ragioni sociali: agriturismi, aziende agricole, veri imprenditori.
Creando sinergie con queste aziende tutto i territorio può trarne vantaggio: ne sono esempio le attività che hanno risposto positivamente alla proposta dell’Amministrazione della Città di Luni di stampare sulle etichette di uno dei loro prodotti il QR Code collegato al sito www.luniturismo.it
La zona di produzione, sicuramente meno impervia rispetto ai territori di origine di altre DOC della Liguria, è sempre stata vocata alle coltivazioni. Qui i filari si alternano con gli uliveti e dalle colline i torrenti scorrono con il loro prezioso carico d’acqua.
Se in epoca romana, con la fondazione di Lunae nel 177 a.C. inizia lo sviluppo urbanistico e demografico, molte tracce storiche dimostrano che i primi insediamenti sono molto più antichi e che anche la vite potesse già essere conosciuta grazie ai primi navigatori greci, o addirittura fenici. E’ doveroso, però, sottolineare che non fu il vino a rendere questa terra un punto nevralgico nell’antichità, ma le sue cave di quel marmo lunense, oggi noto come marmo di Carrara, che da Portus Lunae raggiunse Roma e tutto il suo impero.
Presso il museo di Luni sono molti oggetti che attestano il commercio di vini. Diversi personaggi ne danno testimonianza. Nel corso del I secolo a.C., lo storico Diodoro Siculo afferma: “In Liguria né olivo né vite, ma foreste, terra inaccessibile a Cerere e Bacco”. Poco dopo, Strabone, geografo greco piuttosto attendibile, scrive: "Il poco vino che i Liguri producono è resinoso e aspro". Per arrivare alla cronache di Plinio il Vecchio: "I vini lunensi detengono la palma dell'Etruria”.
I filari del Vermentino si srotolano per ettari ed ettari intorno all'anfiteatro e all’area archeologica che custodisce le Domus, i mosaici, il cardo maximo, il foro, i templi e il teatro. Le vigne risalgono le colline dove nell’alto Medioevo si sono sviluppati i borghi, oggi custodi di arti e tradizioni sviluppate dai potenti Vescovi di Luni, signori feudali in perenne contrapposizione con le altre Signorie.
Con passare dei secoli Luni ha perso la centralità storica, eppure anche grazie al Vermentino e alla sua DOC, il brand va rafforzandosi.
Il contributo della DOC, quindi, non è affatto secondario. All'epoca della sua istituzione i produttori erano pochissimi; poi il settore ha iniziato un felice sviluppo tuttora in evoluzione. I nomi importanti attualmente sono numerosi e di fatto rappresentano un po' tutte le ragioni sociali: agriturismi, aziende agricole, veri imprenditori.
Creando sinergie con queste aziende tutto i territorio può trarne vantaggio: ne sono esempio le attività che hanno risposto positivamente alla proposta dell’Amministrazione della Città di Luni di stampare sulle etichette di uno dei loro prodotti il QR Code collegato al sito www.luniturismo.it
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La classificazioneIl Colli di Luni Bianco è un uvaggio realizzato con Vermentino (min. 35%), terbbiano toscano (25-40%) e altre uve (max 30%). Si presenta paglierino scarico, secco, dai discreti profumi
Il DOC Colli di Luni bianco è un Vermentino in purezza (minimo 90%) prodotto con un vitigno a bacca bianca piuttosto comune, ma che nella zona dei Colli di Luni trova un microclima ideale. Un bianco raffinato dal profumo intenso e continuo, floreale e fruttato
Colli di Luni Rosso è un uvaggio risente delle consuetudini della vicina toscana: Sangiovese (60-70%) canaiolo e/o pollera nera e/o ciliegiolo nero (minimo 15%), altre uve (10%). Rubino intenso con riflessi granata, asciutto di buon corpo. Se Riserva l’invecchiamento può arrivare a 5-6 anni.
Bibliografia
“I Migliori vini d’Italia. Liguria” di Salvatore Marchese